giovedì 21 giugno 2007

Andiamo sull'everest? Sì, in auto...

Per il viaggio della torcia olimpica il governo cinese non bada a spese. Lunedì comincerà a costruire appositamente un'autostrada
sull'Everest, la montagna più alta del mondo, per la quale Pechino pianifica un futuro di "affluenza turistica di massa". Per la prima volta
nella storia un tracciato di asfalto nuovo fiammante, con tanto di corsia di sorpasso e guard rail di sicurezza, violerà i pendii del mitico
Qomolangma (il nome dell'Everest in tibetano) la cui cima fu espugnata da sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay. Come sempre le maestranze
cinesi finiranno i lavori in tempi record. Fra quattro mesi l'autostrada sarà già aperta, con largo anticipo perché possa usarla l'atleta che
porterà la torcia olimpica nella sua tappa di massima altitudine. Dopo questa inaugurazione spettacolare legata ai Giochi di Pechino del
2008, la vetta più alta dell'Himalaya sarà sempre più accessibile. Se già da anni il boom dell'alpinismo le ha inflitto un visibile degrado
ambientale (montagne di rifiuti non degradabili), il futuro le riserva torpedoni e comitive.
All'Everest si può accedere sia dal Nepal, sia dal Tibet sotto controllo cinese. Negli ultimi anni è stato quest'ultimo il versante più
frequentato. Dalla cittadina tibetana di Tingri per raggiungere il Campo Base a 5.200 metri di altezza, finora c'è solo una stradina angusta
e dissestata. È lungo questo tracciato di 108 chilometri che le ruspe e le betoniere cinesi da lunedì avanzeranno implacabili, segnando il
trionfo del cemento e del bitume sulla montagna. La notizia dell'avvio dei lavori autostradali è stata lanciata con orgoglio dall'agenzia
stampa del governo, Nuova Cina: "Una volta completata - recita il comunicato ufficiale - l'autostrada diventerà l'itinerario preferito per
turisti e scalatori, che affolleranno l'Everest in quantità crescenti".
Il governo ha già stanziato 15 milioni di euro per i lavori ma sono spiccioli per le ambizioni di Pechino. Tutto l'itinerario della torcia
olimpica (137.000 km, 130 giorni di percorso a staffetta) è stato disegnato dal regime con scopi politici. L'isola di Taiwan, per esempio, si è dovuta ribellare al passaggio della torcia che la trattava alla stregua di una provincia cinese.
La tappa sull'Everest è l'atto più simbolico per sottolineare l'inclusione del Tibet nella Repubblica popolare: un'appartenenza che nei
manuali cinesi viene considerata come antichissima e incontestabile. In realtà la civiltà tibetana ha avuto una storia originale e distinta,
con lunghe fasi di indipendenza e perfino dei periodi in cui l'alleanza fra dinastie tibetane e mongole ebbe la meglio sui cinesi. Fu Mao
Zedong, il Grande Timoniere del comunismo, a lanciare l'Esercito popolare di liberazione nell'invasione di Lhasa e di tutto il Tibet nel
1950. L'attuale leader spirituale dei tibetani, il premio Nobel per la pace Dalai Lama, fu costretto all'esilio nel 1959 mentre la
repressione cinese diventava sempre più violenta. Proprio vicino al Campo Base dell'Everest, nella contea di Shigatse, la repressione cinese
ha colpito ancora nel 1995, quando i monaci buddisti della lamaseria di Tashilhunpo manifestarono in favore del Dalai Lama e furono repressi
brutalmente.
L'avvio della costruzione dell'autostrada sull'Everest coincide quasi giorno per giorno con l'anniversario dell'inaugurazione di un'altra
grande opera: il primo luglio 2006 diventava operativa la ferrovia da Pechino a Lhasa, il primo treno nella storia che collegava la capitale
tibetana con quella cinese e rompeva un isolamento ancestrale. All'approssimarsi del compleanno la stampa ufficiale moltiplica le
celebrazioni elogiative. Ecco alcuni titoli di quotidiani in questi giorni: "La ferrovia per il Tibet ha vinto la sua sfida contro
l'inverno", "I benefici economici del treno: crescita record per il Tibet", "Per gli scienziati la ferrovia non ha prodotto danni
all'ambiente".
All'unisono i mass media controllati dal governo recitano una sola versione: la Cina porta alle regioni arretrate come il Tibet i benefici
della modernità, l'aumento dei consumi e il miglioramento del tenore di vita. Pechino va fiera delle sue prodezze tecnologiche come la
costruzione della ferrovia più alta del mondo che ha dovuto superare problemi come l'instabilità del permafrost, il terreno ghiacciato in
profondità e soggetto a movimenti nelle stagioni calde. Ora anche l'autostrada si aggiungerà all'elenco delle meraviglie tecniche con cui la
Cina procede nella sua "conquista del West". L'altra faccia del miracolo è quella che preoccupa il Dalai Lama e molti tibetani.
Insieme con il boom economico innegabile (un record di tre milioni di turisti nel 2007, altri sei milioni attesi nel 2010, il commercio
estero in crescita del 41%) lo sviluppo delle infrastrutture accelera l'immigrazione degli Han - il ceppo etnico dominante della Cina - e
quindi la sinizzazione del Tibet che minaccia la sua identità culturale. In quanto al dissesto ambientale, il fatto che la Cina abbia
superato gli Stati Uniti nelle emissioni di CO2 ha effetti ben visibili in Tibet: il disgelo accelerato dei ghiacciai himalayani, la siccità
e la desertificazione.
Ma per Pechino le ragioni del Progresso devono avere la meglio. Zhang Mingxing, il funzionario governativo cinese che controlla le attività
sull'Everest, ha dichiarato: "L'autostrada è una manna per lo sviluppo locale. La vecchia strada era in pessimo stato. Ci voleva una giornata
per arrivare dai piedi della montagna al Campo Base. Ora gli scalatori potranno risparmiare energie. Così verranno sempre più numerosi". A
seguire, chissà, potrebbero esserci gli autogrill con parking per torpedoni, e infine una bella cabinovia ad aria pressurizzata.

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